Le imprese ai tempi del Covid-19 e il supporto CRIF al servizio della ripresa. Focus sul settore biomedicale

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27/04/2020

Secondo un recente studio prodotto da CRIF Ratings sull’impatto finanziario derivante dal lockdown determinato dall’emergenza sanitaria sui vari settori dell’economia italiana, il 44% delle PMI analizzate sta affrontando la crisi partendo da situazioni di liquidità delicate o comunque senza particolari margini di manovra, con una più elevata concentrazione nei settori tipicamente più ciclici, che sono destinati ad essere maggiormente colpiti dal punto di vista finanziario dalla crisi.

Dal CRIF INDUSTRY OUTLOOK, l’osservatorio CRIF sui principali settori industriali pre-durante-post Covid-19, emergono però alcuni trend in controtendenza. Tra questi, ad esempio, il comparto del biomedicale.

Il biomedicale nel decreto Cura Italia

Recentemente il Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha emanato una direttiva con la quale stabilisce che i 400 milioni di euro stanziati dal decreto "Cura Italia" per i Contratti di sviluppo vengano destinati al finanziamento di programmi strategici e innovativi, con priorità agli investimenti per la produzione di dispositivi sanitari e di materiale biomedicale funzionali a fronteggiare l'emergenza causata dal Covid-19. Queste risorse si aggiungono ai 200 milioni di euro già previsti nella legge di bilancio, per un ammontare complessivo di 600 milioni di euro.

Le risorse assegnate ai Contratti di sviluppo sono destinate, tra le altre, al finanziamento per un importo pari a 200 milioni di euro delle nuove domande relative allo sviluppo del settore biomedicale e della telemedicina, con particolare riferimento a quelle connesse al rafforzamento del sistema nazionale di produzione di apparecchiature e dispositivi medicali, nonché tecnologie e servizi finalizzati alla prevenzione delle emergenze sanitarie.

Con un tessuto produttivo costituito da 3.800 società di capitali per un fatturato totale pari a 19 miliardi di euro, il settore industriale connesso al biomedicale risentirà meno della crisi causata dall’emergenza Coronavirus. Questo nonostante quasi il 40% delle imprese del settore si concentri proprio nelle regioni più colpite dall’epidemia (Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna).

Il motivo? Oltre all’indubbio aumento della domanda di specifiche apparecchiature biomedicali derivante dall’emergenza sanitaria in corso, già in periodo pre Covid-19 il settore biomedicale presentava un quadro finanziario solido. In particolare, l’EBITDA margin – misura della profittabilità operativa dell’azienda – risulta per il segmento biomedicale stabilmente superiore rispetto ad altri comparti: l’ultimo dato disponibile (9,6%) riferito ai bilanci 2018 è infatti circa 50 punti base superiore rispetto al comparto manifatturiero in generale (9,1%) e più che doppio rispetto a quello del commercio (4,3%). Anche i ratios di solvibilità confermano una maggior capacità del segmento biomedicale di far fronte agli impegni finanziari rispetto ad altri settori anche in caso di difficoltà del sistema economico.

Tra gli indicatori di nuova generazione, invece, due definiscono le direttrici di maggiore rilevanza in questo particolare fase del ciclo economico: la propensione all'internazionalizzazione e il livello di innovazione.

Su una scala da 1 (livello più alto) a 5 (livello più basso) le imprese appartenenti al settore biomedicale presentano in media un altissimo livello di internazionalizzazione (pari a 1,8) e un livello medio-alto di innovazione (pari a 2,3). Dimensioni sicuramente interessanti nell’attuale contesto in cui le imprese biomedicali vedono allargare i confini del proprio business.

Un’opportunità, questa, per le tante aziende biomedicali che, in controtendenza rispetto a quelle di altri settori produttivi, nei prossimi mesi dovrebbero rimanere in una “safe area” non soggetta al deterioramento del merito di credito e godere di un contesto operativo e finanziario comparabile se non migliore rispetto alla situazione pre-crisi.

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“Growth up indicators”: le nuove metriche per mettere a fuoco "dimensioni aumentate” per la ripartenza post Covid-19

I classici KPI di bilancio saranno ancora affidabili anche post Covid-19? Per rispondere a questa domanda negli uffici virtuali di CRIF in queste settimane sono stati definiti nuovi “growth up/reboot indicators” che, accanto alle metriche tradizionali, consentiranno ai player finanziari di definire le azioni più efficaci da mettere in atto verso le imprese post shock. Tali azioni saranno basate non solo sul livello di rischio ma su dimensioni più circolari, quali ad esempio il potenziale dell’azienda, che potrà essere individuato applicando tecniche di machine learning a nuovi set informativi come quelli derivanti dal tracking delle entrate/uscite ottenuto con l’aggregazione e categorizzazione di tutti i conti di pagamento posseduti (grazie alle opportunità abilitate dalla PSD2), i pagamenti tra le imprese, filiere, ecc. Il tutto sfruttando non solo il patrimonio informativo CRIF Information Core e gli augmented analytics, ma anche la profonda conoscenza dei mercati, degli andamenti settoriali e delle dinamiche economiche degli analisti di CRIF Ratings, che consentono di indirizzare correttamente gli interventi e supportare l’economia reale in modo sostenibile.

Come per il biomedicale, CRIF Ratings produce analisi a livello di mercato e/o puntuali sul portafoglio imprese clienti su tutti i comparti produttivi nazionali, con valutazioni quantitative e qualitative e indicazioni sugli impatti e sulla capacità di ripresa delle aziende post emergenza Covid-19.

Inoltre, per i player finanziari che mirano a erogare i finanziamenti del decreto "Cura Italia" sotto i 25.000 euro, CRIF fornisce una soluzione end-to-end per la gestione delle richieste di accesso alle garanzie, attraverso l’utilizzo del patrimonio informativo CRIF e il supporto operativo degli specialisti di processo del team CRIF BPO. Il tutto per consentire significativi miglioramenti in termini di efficienza a garanzia per l’istituto di una completa governance di processo e di riduzione dei rischi operativi.

Nello specifico, il take care del cliente impresa da parte dell’istituto finanziario può altresì tradursi nel risolvere i suoi problemi, non solo legati all’aspetto tradizionale della gestione del credito, ma anche ad esempio relativi alla gestione dell’iter di finanziamento garantito al 100% dal fondo di garanzia. In questo CRIF BPO può supportare le PMI nel produrre la documentazione richiesta, mettendo a disposizione i propri specialisti, forti dell’esperienza nella gestione delle pratiche del Fondo di Garanzia

Per maggiori informazioni: marketing@crif.com