Queste sono alcune delle evidenze dell’Osservatorio Cyber di CRIF, che analizza la vulnerabilità di utenti e aziende agli attacchi informatici, delineando le principali tendenze legate ai dati scambiati sul dark web e sull’open web.
L'Italia non è certo immune dalle minacce dei cyber criminali, classificandosi al 6° posto a livello globale per indirizzi e-mail compromessi e messi in circolazione sul dark web. Inoltre, il Bel Paese è al 22° posto nella classifica globale per numero di dati relativi a carte di credito in circolazione e si colloca al 16° posto nel continente europeo per rilevamento di numeri di telefono, che rappresentano un elemento chiave in molte truffe online, come lo smishing.
I CRIMINALI ESCOGITANO NUOVE TRUFFE, SEMPRE PIU' INSIDIOSE
Secondo l’Osservatorio Cyber, gli attacchi informatici diventano sempre più sofisticati e si diffondono nuove truffe che sfruttano le abitudini digitali degli utenti per colpire in modo ancora più efficace. Tra le più insidiose emerge quella dei QR Code contraffatti, spesso collocati sui parcometri o in luoghi pubblici: una volta scansionati, rimandano a siti malevoli che imitano quelli ufficiali per carpire dati personali o effettuare pagamenti fraudolenti. Diffusa anche la “truffa dei like”, veicolata tramite social e app di messaggistica, che promette guadagni facili in cambio di interazioni online. Per difendersi, è essenziale verificare l’autenticità dei siti, evitare QR Code sospetti e controllare regolarmente i movimenti bancari.
Beatrice Rubini, Executive Director della linea Mister Credit di CRIF, ha sottolineato che i dati raccolti nel primo semestre 2025 confermano un’evoluzione allarmante delle minacce digitali, con attacchi sempre più sofisticati che sfruttano anche strumenti basati sull’intelligenza artificiale per colpire in modo mirato e convincente. Tecniche come deepfake, voice phishing e malware generati da AI permettono ai criminali di creare contenuti iperrealistici e inganni personalizzati, difficili da rilevare e contrastare. Questo rende ancora più urgente l’adozione di strumenti di protezione avanzati e il monitoraggio costante della presenza dei propri dati sul dark web. Un esempio concreto, ha aggiunto, è il recente attacco ad alcuni hotel italiani, dove sono stati sottratti e messi in vendita documenti d’identità degli ospiti su forum nel dark web. Questi dati possono essere utilizzati per frodi mirate e furti d’identità, con conseguenze gravi per le vittime. Episodi come questo dimostrano quanto sia importante rafforzare la sicurezza nei settori più esposti e sensibilizzare gli utenti sui rischi.
LE COMBINAZIONI DI DATI PIU' ESPOSTI ALLE FRODI
I dati personali rappresentano porte d’accesso a identità digitali che, una volta violate, possono essere sfruttate per una vasta gamma di attacchi. Ad esempio, e-mail e numero di telefono sono frequentemente utilizzati per massive campagne di phishing personalizzate, in cui il messaggio appare credibile proprio perché costruito su informazioni reali dell’utente, inducendolo a cliccare su link malevoli più facilmente.
Analizzando le principali combinazioni di dati esposti si osserva che, nel primo semestre 2025, la combinazione di e-mail e password risulta la più frequente, presente nel 91,7% dei casi, mentre nel 84,9% dei casi la password è associata allo username. Un altro dato appetibile per i cyber criminali risulta essere il numero di telefono, associato alla e-mail nel 41,1% dei casi, e al nome e cognome nel 38,2% dei casi. Infine, particolarmente rilevante è la combinazione di numero di carta di credito, rilevata nel 42,1% dei casi con i dati di sicurezza e la data di scadenza, in crescita del +11,9%, dato estremamente preoccupante per il rischio di frodi finanziarie, che evidenzia la necessità di utilizzare protezioni come l’autenticazione a due fattori (2FA) per proteggersi.
Le informazioni personali, se combinate tra loro, permettono ai cybercriminali di costruire profili dettagliati degli individui, aumentando l’efficacia degli attacchi di ingegneria sociale. I dati di contatto, in particolare, possono essere sfruttati per orchestrare frodi mirate come lo spear phishing, una forma di phishing altamente personalizzata e quindi più difficile da individuare. Tra gli esempi più insidiosi rientrano gli attacchi BEC (Business E-mail Compromise), o la cosiddetta “truffa del CEO”, in cui i criminali si spacciano per figure apicali dell’azienda per indurre i dipendenti a trasferire fondi o condividere informazioni riservate.
TIPOLOGIE DI ACCOUNT PIU' FREQUENTI SUL DARK WEB
Da un’analisi qualitativa dei contesti in cui i dati circolano è emerso che, escludendo i servizi di posta elettronica, le username trovate sul dark web sono maggiormente associate agli account di servizi (portali di offerte di lavoro e portali di news web) che occupano il primo posto (42,0%), seguiti dagli account relativi ai social network più diffusi (17,5%) e a siti Internet (12,9%). Al quarto e quinto posto si evidenziano invece i furti di account legati a servizi finanziari (8,8%) e a enti pubblici o istituzioni (6,3%), mentre i siti di e-commerce scendono al sesto posto (3,9%).
Le credenziali rubate vengono sfruttate per una grande varietà di scopi criminali: accesso abusivo agli account delle vittime, utilizzo illecito di servizi, invio di richieste di denaro o link di phishing, diffusione di malware o ransomware, con l’obiettivo di estorcere o rubare denaro. Anche per questa tipologia di furto di dati possiamo dire che un grande peso ha il “fattore umano”: la disattenzione dell'utente è una delle cause più comuni, così come password deboli o utilizzate per più account.
Attraverso un’analisi qualitativa dei domini degli account e-mail esposti sul dark web, l’osservatorio rileva che nel 90,2% dei casi si tratta di account e-mail personali, mentre nel restante 9,8% dei casi si tratta di account business. Questa tendenza che cresce nel tempo sembra confermare che, da un lato, gli utenti privati prestano ancora un’attenzione limitata alla sicurezza online, continuando così ad essere un bersaglio primario per gli hacker, dall’altro lato, invece, la crescita degli account business ci suggerisce che le aziende sono sempre più un target per gli attacchi dei criminali informatici.