L’impatto finanziario dell’emergenza coronavirus sulle PMI italiane

News
20/03/2020

Da una analisi condotta da CRIF Ratings su un campione di circa 84.000 società di capitali italiane con un fatturato compreso tra 2 e 50 milioni di Euro (PMI), emerge un quadro segnato da profonde differenze in termini di profilo della liquidità e conseguente capacità di far fronte all’impatto sulle dinamiche finanziarie di shock improvvisi, quali quello causato dell’attuale emergenza legata alla diffusione del Coronavirus.

Se da un lato le aziende del campione, che assommano un fatturato complessivo superiore a EUR 700mld, nel complesso hanno storicamente presentato un ammontare cumulato di disponibilità liquide all’incirca corrispondente alle esigenze finanziarie dei successivi 12 mesi in termini di rimborso di debiti finanziari, all’interno dello stesso campione convivono situazioni radicalmente diverse, anche dal punto di vista settoriale e geografico.

La maggioranza delle PMI esaminate (55% del campione) ha storicamente presentato livelli minimi o nulli di indebitamento finanziario o in alternativa presenta disponibilità di cassa pari o superiori al debito finanziario in scadenza nel corso dei successivi 12 mesi. Queste aziende si troverebbero quindi attualmente in grado di far fronte all’emergenza nata in seguito alla diffusione globale del Coronavirus, sempre che quest’ultima rimanga di natura temporanea e non continui a dispiegare i propri effetti negativi sul tessuto economico domestico ed internazionale anche nella seconda parte del 2020 o addirittura si protragga nel 2021.

All’estremo opposto, una componente non trascurabile del campione si trova ad affrontare l’attuale emergenza partendo da situazioni di liquidità già delicate (c. 31.000 aziende, ovvero il 37% circa del campione) o comunque senza particolari margini di manovra (c. 6.000 aziende, pari al 7% del campione). Queste ultime due categorie di aziende secondo le stime di CRIF Ratings mostreranno nel corso del 2020 esigenze di liquidità per circa EUR 60mld, di cui solo EUR 15mld circa potranno essere coperti dai flussi di cassa previsti per il 2020.

“La generazione di flussi di cassa delle PMI italiane infatti risentirà nel corso dei prossimi mesi dell’attuale scenario di emergenza, con impatti significativi su fatturati e margini operativi per buona parte delle aziende del campione. Al tempo stesso, la gestione del capitale circolante non consentirà ampi margini di manovra, comportando anzi ragionevolmente ulteriori assorbimenti di cassa connessi all’allungamento dei tempi di incasso dei crediti commerciali”, afferma Simone Mirani, General Manager Operations. CRIF Ratings si attende quindi che la principale leva di azione per massimizzare la capacità di generazione di cassa nel breve termine, specie per le aziende operanti in settori ad elevata intensità di capitale, sarà legata al contenimento degli investimenti. Ciò tuttavia non sarà sufficiente a coprire per intero il richiamato fabbisogno, lasciando scoperto per le circa 37.000 imprese sopra identificate un ammontare netto di c. EUR 45mld.

Per fronteggiare questo rischio concreto le istituzioni europee e nazionali stanno valutando i possibili strumenti di mitigazione a supporto della liquidità delle imprese, più nello specifico sia in termini di supporto diretto che in termini di funding destinato al mercato bancario da veicolare verso l’economia reale per alleviare gli impatti dell’emergenza in corso. “Sebbene ancora in una fase di studio, le iniziative al vaglio della Commissione Europea e della BCE, unitamente al maggiore deficit che il Governo italiano si appresta a varare, potrebbero risultare un fattore cruciale per la sopravvivenza del sistema produttivo delle PMI che rappresenta più del 95% delle imprese italiane. Purtroppo la storia recente ci ricorda che la velocità nel raggiungere il segmento PMI da parte della liquidità immessa nel sistema finanziario non è immediata”, dichiara Marco Bonsanto, Associate Director.

L’analisi svolta evidenzia inoltre una più elevata concentrazione di imprese che si trovano ad affrontare l’emergenza COVID-19, partendo già da situazioni di liquidità precarie o relativamente deboli nei settori tipicamente più ciclici, che saranno peraltro a giudizio di CRIF Ratings quelli maggiormente colpiti dal punto di vista finanziario dall’attuale emergenza. In particolare nel settore del commercio di veicoli più di un’impresa su 2 parte già da una situazione di limitata flessibilità finanziaria. A seguire, anche altri tra i settori che pesantemente risentiranno dell’attuale contesto, quali il commercio all’ingrosso e la manifattura - specie per quanto riguarda prodotti metallici, non metallici e il segmento del tessile ed abbigliamento, presentano una percentuale di aziende già senza particolari margini di flessibilità finanziaria intorno al 50%. I richiamati settori, pur costituendo il 40% delle aziende complessive del campione, rappresentano circa il 50% del fabbisogno finanziario complessivo. Al contrario il numero di aziende in condizioni di liquidità precarie risulta relativamente più contenuto sia in alcuni settori tradizionalmente più resilienti, quali il farmaceutico o i servizi pubblici, ma anche in alcuni comparti profondamente scossi dall’emergenza COVID-19, quali il turismo/leisure, potendo potenzialmente consentire a diverse imprese di far fronte, almeno temporaneamente, alla situazione di completa chiusura delle attività nel nostro Paese.

Diversamente, sotto il profilo geografico, emerge uno scenario sostanzialmente più uniforme tra le aziende nelle varie regioni del Paese, seppur Lazio e Campania mostrino storicamente percentuali leggermente superiori di aziende meglio attrezzate sotto il profilo della liquidità ad affrontare periodi di emergenza. Non va tuttavia dimenticato come la dislocazione delle PMI italiane, come peraltro riflesso anche nel campione selezionato da CRIF Ratings, sia fortemente concentrata verso le regioni del Nord Italia, in particolare Lombardia (27% del campione), Veneto (12%) ed Emilia-Romagna (10%). Proprio in queste regioni, che rappresentano oltre metà del fabbisogno finanziario stimato per l’intero campione, si sono maggiormente diffusi i casi di contagio da coronavirus, rendendo quindi ancor più stringente l’esigenza di tempestivi ed efficaci interventi a supporto delle imprese.