Gli impatti della nuova definizione di default secondo CRIF

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09/07/2019

A partire dal 2021, gli istituti finanziari (dicembre 2020 per quelli vigilati direttamente da Banca d’Italia) saranno tenuti ad applicare le linee guida sulla definizione di default messe a punto dall’EBA (European Banking Authority), nell’ambito di un processo di convergenza degli standard di supervisione che vede impegnate da tempo le istituzioni comunitarie. Si tratta di un tema vasto, rispetto al quale sussistono ancora alcuni margini di incertezza interpretativi, destinato peraltro a interagire con le linee guida in materia di parametri di rischio.

Ai numerosi e delicati adempimenti necessari per effettuare correttamente le segnalazioni di vigilanza (che riguardano ad esempio le soglie di materialità, i default tecnici, il c.d. probation period o le misure di concessione), si sovrappone un complesso ragionamento strategico, in termini di stima del capitale assorbito/liberato a seguito dell’allineamento alla nuova definizione, di impatti sulla possibilità di conseguire entro i tempi previsti gli obiettivi indicati negli NPL plan condivisi con la Vigilanza, di possibile incidenza sul volume di rettifiche previste dall’IFRS 9 per le posizioni in stage 1 e 2.

Per fare il punto sulle possibili risposte gestionali a queste novità normative, il Credit Risk Club, con la collaborazione di CRIF, ha organizzato un incontro che si è tenuto lo scorso 1° luglio a Milano. Il pomeriggio ha visto tra i relatori esponenti delle autorità italiane ed europee come EBA, BCE e Banca d’Italia, del sistema bancario e dell’Università.

CRIF ha chiuso i lavori presentando uno studio sull’impatto di questa nuova regolamentazione (in particolare, delle norme su nuove soglie di materialità e probation period) su un campione rappresentativo del sistema bancario italiano, composto da circa 1,5 milioni di soggetti tra persone fisiche, ditte individuali, società di persone e di capitali. “L’incremento atteso dei default (in termini di teste, non di masse) è pari a circa il 7,5%, in linea con le nostre attese e con i confronti avuti con alcune grandi banche italiane” - ha dichiarato Marco Macellari, Principal Management Consulting di CRIF.

“La capacità di allinearsi tempestivamente alla nuova definizione di default interpretandola correttamente e gestendo i contraccolpi negativi sarà un fattore di successo importante per gli istituti di credito nel prossimo triennio” - gli fa eco Andrea Resti dell’Università Bocconi, Senior Advisor di CRIF e consulente del Parlamento Europeo per la vigilanza bancaria.

Secondo Macellari la nuova normativa può avere un effetto asimmetrico sul sistema bancario, legato al fatto che:

  • si tratta di regole “a due velocità”, visto che nelle fasi recessive del ciclo economico le nuove soglie possono avere un impatto prociclico mentre nelle fasi espansive la prociclicità è nettamente minore, a causa del c.d. “probation period”;
  • gli impatti sugli assorbimenti patrimoniali saranno differenti per le banche che adottano l’approccio standard (per le quali si verificherà solo un effetto di migrazione da bonis a default) e per quelle che hanno un sistema di rating interni di tipo AIRB (migrazione, ma anche ricalibrazione, in senso potenzialmente favorevole, dei parametri di rischio);
  • l’istituto che attende l’uscita dal probation period di un cliente già tornato in bonis avrà un piccolo vantaggio informativo rispetto ai concorrenti, per cui quel nominativo continuerà a restare in default nei successivi 90 giorni circa.

In conclusione del suo intervento, Macellari ha delineato tre ambiti su cui le banche dovrebbero investire per contenere gli impatti della nuova normativa:

  1. modelli di early warning che anticipino l’evento di default e intercettino in modo più tempestivo i segnali negativi, contenendo gli effetti del deterioramento;
  2. strategie di monitoraggio più efficaci, attraverso una gestione più reattiva a partire dagli isotipi identificati;
  3. nuovi prodotti o politiche del credito che “nativamente” permettano un’estensione di fido temporanea a un cluster selezionato di clientela.

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