CRIF parla delle best practice sull’ottimizzazione della workout unit nella gestione dei crediti anomali

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22/06/2018

CRIF Credit Solutions è intervenuta al seminario organizzato da ABI Formazione su “La gestione attiva dei crediti deteriorati” e tenutosi a Milano il 30-31 maggio 2018. L’evento ha riunito tutti coloro che in banca lavorano alla gestione del credito anomalo per esaminare le novità del quadro regolamentare e normativo, le strategie di derisking delle banche e l’evoluzione dei modelli di gestione degli NPL. I principali temi affrontati sono stati:

  • La gestione degli NPL nella prospettiva della vigilanza e del legislatore: le novità normative e le proposte regolamentari
  • Gli strumenti legislativi per favorire l’efficienza del processo di recupero e lo smobilizzo di NPL: le evoluzioni del patto marciano, il Registro delle procedure, il nuovo Codice della crisi d'impresa, le novità sulle cartolarizzazioni
  • Dalla strategia all'execution: l’efficientamento della gestione del credito anomalo, della revisione dei processi interni ai modelli innovativi di gestione degli UtP
  • L’evoluzione dell’attività di workout: segmentazione, strategia di gestione, gestione attiva dell’outsourcing
  • IFRS 9 e gestione degli NPL: gli impatti sullo stage 3 per le banche less significant
  • La gestione attiva delle garanzie immobiliari

L’intervento di CRIF, tenuto da Giorgio Costantino, Management Consulting & Solutions Executive Director, e da Giancarlo Montorsi, Management Consulting Manager, ha affrontato il tema dell’ottimizzazione della workout unit attraverso tecniche di clusterizzazione, “Champion challenger” e ottimizzazione del processo interno di recupero e di affido.

L’introduzione di Giorgio Costantino ha inquadrato il contesto regolamentare e i principali driver per l’ottimizzazione dei processi. “Le sfide regolamentari in atta spingono l’acceleratore sull’evoluzione dei processi di gestione degli affidi per massimizzare gli importi recuperati e sulla minimizzazione del pricing gap per la vendita di pacchetti di portafogli e l’immediata “liquidabilità” delle posizioni”, spiega Costantino. “L’effetto combinato della clusterizzazione delle strategie e della revisione dei processi operativi di affido permette di migliorare i valori di tutti i più importanti KPI della Collection quali il tasso di recupero, la percentuale di accantonamenti, l’FTE del personale e l’incidenza dei costi sul recuperato. In particolare l’ottimizzazione dei processi operativi di affido passa attraverso l’automazione della creazione dei lotti, la revisione del calcolo delle performance e delle provvigioni per le agenzie di recupero e la riduzione delle interazioni tra istituto e agenzia di recupero”, commenta Costantino.

Giancarlo Montorsi ha proseguito approfondendo quali sono i principali driver di clusterizzazione delle strategie e le tecniche di “champion challenger” per l’ottimizzazione delle strategie. “L’approccio di CRIF si fonda sullo sfruttamento dell’intero patrimonio informativo e prevede l’integrazione delle informazioni interne con variabili o modelli basati su dati censiti sul SIC. In particolare la segmentazione prevede di integrare l’indicatore di rischio che misura la difficoltà di recupero, con l’outstanding che quantifica invece l’importanza del recupero di tale pratica per l’Istituto e ne determina l’impatto sugli accantonamenti, spiega Montorsi. “Inoltre, ottimizzare il processo significa anche stimolare le performance dei partner esterni specializzati mantenendo sotto controllo i relativi costi. A tal fine le più recenti esperienze progettuali suggeriscono di introdurre nei processi del workout esterno logiche di “concorrenza e panchina” nella gestione delle agenzie di recupero, e di ripensare gli schemi provigionali con la doppia ottica di stimolare il fornitore a prestazioni elevate salvaguardandone al contempo la sostenibilità del business in ottica di partnership. Riuscendo a combinare queste leve è possibile innescare un “circolo virtuoso” per raggiungere miglioramenti considerevoli: i dati di benckmark derivanti dalle esperienze progettuali evidenziano ad esempio incrementi del recovery rate (30-60 dpd) fino al 15% e riduzioni della roll rate verso il default fino a -21%”, conclude Montorsi.